La condizione necessaria a trasformare una passione in un lavoro è quella di non opporre resistenza.
I bambini oppongono meno resistenza di tutti, ed è un Armando Andreoli ancora bambino quello che si ritrova in mano una macchina fotografica. Anche le scienze lo interessano, ma il richiamo della luce che invade l’obiettivo per disegnare il mondo su una pellicola è più forte. Alla fine, è la fotografia a rapirlo.
Curioso e creativo, viene attratto dal movimento e dal colore, che analizza nei minimi particolari alla ricerca di quello che spesso viene definito “l’attimo”, mosso dal desiderio di creare un suo stile in grado di incapsulare il tempo e lo spazio in un solo clic.
Qualcuno ha scritto che lo scoglio maggiore per diventare fotografi non è il costo dell’attrezzatura, ma quello della propria educazione e formazione: i viaggi, le mostre, le ricerche. Così, per lungo tempo, il fotografo ormai non-più-bambino si muove tra Salerno e Milano, Londra e New York, alla ricerca degli sviluppi tecnici e tecnologici più avanzati.
La realtà si dipana nello spazio, ma anche nel tempo. La fotografia di Armando cerca di immobilizzare la realtà in uno spazio, talvolta enorme e talvolta minuscolo, e in un istante che è assai più breve di un battito di ciglia; rendere visibile l’invisibile per mezzo di una misteriosa cristallizzazione. Così, la stasi di una goccia di liquido in volo o lo squarcio di un coltello su un palloncino pieno d’acqua smettono di essere immagini e diventano icone.
Si è occupato di moda, still-life, reportage, paesaggio, ritratto, pubblicità: è più facile dire cosa Armando non ha fotografato che fare la lista dei suoi lavori. Attraverso tutti questi generi, però, scorre il filo rosso della sua tecnica, che è il mezzo attraverso il quale si sviluppa la sua originalissima creatività.
Non solo tecnica, però: anche tecnica applicata all’arte. Il suo occhio interiore vigila costantemente sulle immagini che produce, per sorprendere chi guarda con un percorso estetico originale, sempre caratterizzato da un solido rigore tecnico e stilistico. Oltre alle immagini, Armando ha a cuore anche la promozione della cultura dell’etica necessarie per un corretto utilizzo delle fotografie.
L’acqua, elemento tanto caro a chi come Armando è nato accanto al mare, nasconde un abisso sotto una superficie spesso ingannevolmente calma. Piccole increspature, al massimo. Alcuni tentano di scavare un buco per vedere cosa c’è sotto, là dove sembra impossibile. Armando non solo ha provato, ma ci è riuscito. Le sue immagini lo dicono chiaramente e parlano per lui, che è schivo e un po’ timido. Chi ne conosce alcune non fatica a riconoscere la sua firma stilistica anche nelle altre.
Per questo, e per molto altro, ha collaborato con riviste nazionali e internazionali, ha insegnato e insegna in proprio e per importanti realtà formative nel settore.
Da Salerno spesso guarda a Sud, verso l’Africa dove anni fa ha lasciato una pezzo del suo cuore e dove spesso si reca. Ma a Salerno sempre torna, dove è nato, in una timida primavera del 1965 che forse non si aspettava di far venire alla luce un uomo con il sogno di fermare il tempo.
(Marco Olivotto)
Who I am
The necessary condition to transform a passion into a job is to avoid resisting it happening.Children are the ones who resist the least, and Armando Andreoli is still a child who happens to hold a camera. He has an interest in science too, but the call of the light that hits the lens to draw the world on film is stronger. Ultimately, photography is what captures him. Curious and creative, he is attracted by movement and color, which he examines in the smallest detail in his quest of what is often called “the moment”, moved by the desire to create his own style able to freeze time and space in just one click.
Someone has written that the major obstacle in becoming a photographer is not the cost of equipment, but that of education and training: travel, exhibitions, research. Thus, for a long time, the no-longer-child photographer has been moving between Salerno and Milan, London and New York, in his hunt for the latest technical and technological innovations.
Reality unfolds in space, but also in time. Armando’s photography tries to freeze reality in a space, sometimes huge and sometimes tiny, and in a moment that is much shorter than a blink; to make the invisible visible through a mysterious crystallization. Thus, the stillness of a drop of liquid in midair or the gash of a knife on a balloon filled with water cease to be images and become icons.
He has dealt with fashion, still-life, reportage, landscape, portrait, advertising: it is easier to list what Armando has not photographed than to enumerate what he has. All these genres, however, are connected by the red thread of his technique, the means through which he develops his original creativity.
Not technique for itself, though, but technique applied to art. His inner eye constantly monitors the images he produces in order to surprise those who look, with an original aesthetic path always marked by a solid technical and stylistic rigor. In addition to images, Armando also takes care of the promotion of the culture of ethics necessary for a correct use of photographs.
Water, an element so dear to people who, like Armando, were born by the sea, hides an abyss beneath an often deceptively calm surface. Small ripples, at most. Some try to dive down to see what’s under, to places which seem impossible to reach. Armando has not only tried doing this, but has succeeded too. The man is fairly demure and shy, but his images speak for him clearly. Those who have seen some of his pictures have no problem in recognizing his stylistic mark on others too.
This is only one of the reasons why he was called to team up with national and international magazines, and has been teaching privately and through major training centers in the sector.
From Salerno he often looks to the South and namely to Africa, where many years ago he left a piece of his heart and where he often goes back. Yet, he always returns to Salerno, where he was born in 1965, during a demure spring that perhaps was not expecting to give birth to a man with the dream of stopping time.